L’insegnamento più importante di una conferenza sul trauma

Breve cronaca di una esperienza formativa apicale

Tra fine agosto e inizio settembre fa ero ad Oxford, dove ho partecipato alla più grande conferenza europea sul trauma. Ma cosa si intende per trauma? Per dirla con Peter Levine, l’inventore del metodo terapeutico chiamato Somatic Experiencing, il trauma è oggi ancora largamente incompreso.

In questo contesto, così come nella maggior parte degli ambiti legati alla psicologia contemporanea, il trauma viene inteso non solo come un evento repentino, magari inaspettato, che porta a lesioni riscontrabili sul corpo fisico, ma a quell’esperienza psicologica conseguente a determinati avvenimenti, spesso protratti per lungo tempo in periodi chiave della vita, che lasciano un segno nelle persone. E più precisamente lasciano un segno sul corpo, tramite il sistema nervoso.

“Il trauma è non esser capaci di esistere nel qui ed ora.”
dr. Peter Levine

Infatti, è opinione condivisa dai maggiori esperti sul trauma, molti dei quali presenti ad Oxford, che sia importante superare la definizione mainstream che associa il trauma all’evento in sé, per invece passare ad un’idea di trauma che si estenda nell’esperienza presente della persona, focalizzandosi soprattutto sulle tracce che restano in qualche modo intrappolate nel corpo.

Infatti, è opinione ormai condivisa dai traumatologi di fama mondiale, che la sola terapia basata sul linguaggio e la conversazione (in gergo tecnico top down, dalla testa verso il corpo, n.d.a.) non siano spesso sufficienti a mitigare come noi individui rispondiamo automaticamente ed inconsciamente a ciò che ci succede attorno. E grandissimo ruolo gioca in tutto questo il nostro sistema nervoso.

Ad Oxford ho avuto la fortuna enorme di potere assistere a workshop e conferenze tenuti da un parterre di eccezione: di fatto è stato il più grande evento del settore in Europa. Vedere sul palco Levine con Bessel van der Kolk e Stephen Porges, è stata un’emozione fortissima. É bastata la sola presenza fisica di certi luminari a illuminare anche me. Mi sono arrivati tantissimi insight che ho raccolto in preziose annotazioni e che ora custodisco gelosamente. I temi sono stati davvero importanti, ho potuto approfondire e comprendere meglio anche il mio lavoro arricchendolo di strumenti teorici importanti per potermi confrontare con le storie di chi si avvicina a questo tipo di lavoro.

Ho anche avuto modo di entrare in contatto con persone che spero di poter portare come ospiti anche sul mio podcast, per poter iniziare ad offrire uno sguardo coeso su questi temi e dare l’opportunità sempre a più persone in Italia di conoscere e capire.

La conoscenza è già gran parte della cura.

Se Oxford era un luogo perfetto per ospitare un’esperienza di apprendimento di questo tipo, da un punto di vista personale ha per me però anche rappresentato il ricordo di mio padre, scomparso improvvisamente il 23 aprile di quest’anno. Infatti il babbo, che io scherzosamente chiamavo il Prof., accademico dalla vasta conoscenza interdisciplinare, passava lunghi periodi di studio ad Oxford, ed io non posso che associare il ricordo di quel luogo con lui.

Questa intensità emotiva è forse stata uno degli aspetti più importanti di questa esperienza. Infatti, ho dovuto veramente prendermene cura, con gli strumenti che io eleggo come i migliori per me: l’ascolto del flusso delle emozioni nel corpo, le sensazioni e le conseguenti necessità.

Trovare spazi di riposo e ristoro, Oxford 2023

Di fatto, l’ascolto di sé costituisce il primo e più significativo passo verso la cura, il benessere ed una possibile “guarigione”.
Predciso che non amo molto quest’ultima parola perché da quello che sto imparando, sia da un punto di vista teorico che direttamente dalla mia esperienza vissuta, l’idea di una completa guarigione non è precisa. Il che non significa che si possa davvero ottenere una vita molto migliore e decisamente più ricca e completa, ma non credo che la guarigione dal trauma sia un percorso del tutto lineare, con un esito duale tra malattia e guarigione. Ma se mi guardo indietro ed osservo la persona che sono oggi rispetto a chi ero più di vent’anni fa ad esempio, sono veramente felice di come sono in grado di affrontare le cose senza farmi trascinare in spirali negative, di vittimismo o di sola difficoltà.

Bene, tutto ciò era per dire che questa duplice esperienza di Oxford, da un lato l’aspetto educativo e dall’altro quello emotivo, mi hanno regalto una nuova e importantissima consapevolezza: la necessità di decidere quanto fare in base a quello che è il mio panorama del momento. Momento per momento ho letto cosa c’era nel presente e compiuto scelte rispetto a come usare il mio tempo. Mi sono presa delle pause. Ecco cosa per me ha rappresentato il più grande insegnamento di questa esperienza.

Ed è esattamente quello che sto facendo ora, mentre scrivo. Faccio pause, osservo la luce che filtra dalle tende, sento cosa mi sta arrivando nel corpo per poter guidare queste parole, che provengono da uno spazio di vera connessione con il qui ed ora. Momento per momento abbiamo l’opportunità incredibile di fermarci ad osservare ciò che c’è intorno, orientandoci allo spazio esterno e poi anche a quello interno, facendo una scansione rapida ma non frettolosa dei segnali che riceviamo dal corpo.

Questo corpo che ci parla.

Oxford e la sua bellezza, le conferenze, gli incontri speciali sono stati tutti elementi che hanno contribuito a rendere quelle giornate davvero importanti. Giorni che mi hanno lasciato in regalo una nuova consapevolezza di tipo “esperienziale” del Presente e di come posso saggiamente ascoltarlo e navigarlo per prendermi cura di me.

Perché senza concedermi anche oggi, qui ed ora, questo spazio tranquillo per condividere questi pensieri su questa pagina bianca, non credo sarei in grado di trasferire esattamente ciò che intendo.

E certamente, questa lezione importante, la ripasserò tutte le volte che sentirò di non praticare le pause consapevoli che arrivano dalla piena presenza.

Auguro anche a te, un giorno, di poter trovare quello che funziona per te.